Motoviaggiatore solitario improvvisato

Category: Viaggio a Capo Nord in moto

DAY 18 – Lo sprint finale

866km (Vienna, Austria – Milano, Italia) Con molto dispiacere devo già salutare il mio amico Alessandro e rimettermi sulla strada (non nel senso di prostituto). Non c’è molto da dire…

866km (Vienna, Austria – Milano, Italia)

Con molto dispiacere devo già salutare il mio amico Alessandro e rimettermi sulla strada (non nel senso di prostituto).

Non c’è molto da dire di questa ultima tappa, solo tanta tanta strada. L’autostrada austriaca ha dei limiti assurdi, 110 con molti tratti a 90. Un sonno incredibile. Sono i limiti come questi che permettono alla gente di utilizzare il cellulare, per noia. In Germania senza limiti non ti addormenti, non ti annoi e non riesci neanche a guardarlo il cellulare e pensate un po’ arrivate anche prima a destinazione.

Finalmente dal confine Italiano tutto cambia, autostrade più larghe, limiti più alti e devo dire paesaggio molto più bello. L’ingresso da Tarvisio è proprio bello. Da qui inizio un attimino a riprendermi ma mancano ancora 470 km!

L’unica nota negativa dell’Italia sono il costo delle autostrade e del prezzo della benzina in autostrada che è pari praticamente al costo pagato in Norvegia. L’italia, insieme alla Svizzera e alla Francia sono gli unici paesi che fanno pagare lo stesso pedaggio delle auto alle moto. Noi in moto occupiamo meno spazio, non generiamo code anzi generiamo turismo. Ho attraversato 13 paesi e in tutti hanno reso gratuite le autostrade per i motociclisti, tranne in Austria la cui vignetta costa meno (6 euro per 10 giorni). Sono proprio incazzato di pagare la stessa cifra che paga un Suv, ma non ho molte alternative, la strada statale mi farebbe allungare di 2 ore e sono già molto tirato con i tempi.

Ora hanno messo questo ridicolo sconto del 30% se si effettua una nuova iscrizione al Telepass, un nuovo dispositivo associato unicamente alla targa della moto. Che poi, non è neanche sicuro che resti perché è un’agevolazione che viene rinnovata a piacimento di anno in anno. Io che sono già cliente Telepass non posso associare la targa moto e beneficiare dello sconto, sarebbe stato troppo facile. Devo farne uno nuovo. Che poi basterebbe tarare quelle pesatrici che determinano il pedaggio per fare in modo che su un peso minore di 600 kg il pedaggio viene la metà del prezzo. Di soluzioni ce ne sono tante, è che vogliono fare di tutto per non concedere sconti a nessuno, solo rincari. Per la tratta da Tarvisio a Milano ho pagato 37,70€, quasi lo stesso prezzo pagato per la vignetta svizzera per l’anno intero. Assurdo.

Continuo a pensare se è meglio fermarsi a metà strada anche se, ad ogni chilometro che faccio, sono sempre più gasato di arrivare in Piazza Duomo a Milano e poter dire che ce l’ho fatta! I chilometri scorrono velocissimi, mi piazzo a 145-150km/h e ottengo ottime medie di percorrenza.

Alle 22:50 entro in Piazza Duomo dopo 9653 km. Grandissima emozione, parcheggio e scatto qualche foto, poi chiedo ad un ragazzo di farmi un video e una fotografia. Si conclude così la mia esperienza del viaggio a Capo Nord.

 

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DAY 17 – “Your withdrawal limit is exceeded” Senza soldi non vado da nessuna parte

680km (Varsavia, Polonia – Vienna, Austria) E’ la 17^a giornata di viaggio, ormai mi sono abituato a svegliarmi, caricare la moto e partire. Non sento neanche più il mal di…

680km (Varsavia, Polonia – Vienna, Austria)

E’ la 17^a giornata di viaggio, ormai mi sono abituato a svegliarmi, caricare la moto e partire. Non sento neanche più il mal di schiena (che non so se è un bene o un male). Devo scendere in garage un po’ prima perché devo regolare la catena, ha ripreso a fare rumore in frenata, si è allentata ancora, non vedo l’ora di cambiarla ma finché non torno devo curarla maniacalmente, stringerla e lubrificarla la sera prima in modo tale che il grasso attecchisca nella notte.

Faccio un salto in centro per salutare Varsavia e prendere il solito stickers e toppa per il gilet e riparto.

Su Google Maps inserisco Rybnic, una città a 320km, dove abita una persona che ho conosciuto tempo fa su Instagram, ha il mio stesso Fazer ed è abbastanza “malato” come me. Lui è polacco ma ci scriviamo in inglese, visto che sono di strada passo a conoscerlo.

Riprendo quindi l’autostrada Polacca, in continua costruzione, si alternano pezzi veloci con pezzi a zigzag tra le corsie, addirittura Google Maps mi suggerisce vie alternative perché ci sono continuamente rallentamenti per via dei lavori. Così seguo le indicazioni e finisco in strade messe ancora peggio. Una delle quali è bloccata per via di una processione religiosa… ma dico io sulla statale dovete farla? non potete andare in paese? Non immaginate quanta coda c’è dietro questa cinquantina di fedeli che cantano… Tir, trattori, camper … io supero tutti da sinistra e cerco di portarmi avanti. La strada è lunga e non arriverò mai alle 14:00 dal mio amico Ganios, sono in ritardo, tra le soste, il caldo, la manutenzione della moto, mi mancano ancora 130km e sono le 13:00.

Vado a fare benzina come al solito, faccio il pieno ed entro per pagare con il bancomat. Dopo il aver digitato il pin esce lo scontrino con la scritta Transaction Denied. Caspita, mi è successa la stessa cosa proprio ieri, pensavo fosse un guasto del Pos ma in due giorni di fila non può essere un’anomalia dell’apparecchio, c’è un problema con il mio bancomat … Apro il portafoglio e mi sono rimaste le ultime 20 euro, pago quindi i 16 euro di benzina in Euro e non in Zloty. Per fortuna mi hanno accettato i contanti. Riparto ma sono molto preoccupato perché se ci fosse un problema con il bancomat al prossimo rifornimento non riuscirei a pagare perché mi sono rimasti in tasca solo pochissimi euro e la carta di credito non posso usarla perché ho perso il pin diverso tempo fa, la uso solo per le pagare gli hotel e per gli acquisti online. Che poi non ho capito perché quando la uso in Italia basta firmare lo scontrino, all’estero chiede il pin. Vabè. Mentre sto guidando tolgo il guanto e seleziono il numero della mia banca, non ho voglia di fermarmi e perdere altro tempo, ci parlerò tramite l’interfono del casco. Mi risponde immediatamente e gli dico “Sono all’estero, ho un problema con i pagamenti del mio bancomat“, mi dice che controlla e subito dopo mi informa che ho raggiunto il limite di 1500 euro spendibili su circuito internazionale VPAY, a quel punto gli chiedo una soluzione… che non mi è stata data, quel limite non si può aumentare. Chiusa la telefonata ho davanti a me la strada e penso che posso ancora fare 230km con questo pieno e poi sarei appiedato.

Fa davvero strano sapere di non avere denaro, ti fa vivere una forma di impotenza potentissima, forse peggio di quando ti si rompe la moto e stai attendendo il carro attrezzi. Senza soldi non fai nulla, neanche puoi mangiare. Così inizio a pensare, penso, penso, penso, dopo 10 minuti chiamo i miei, sempre tramite il casco e mentre espongo il problema, il solo fatto di averne parlato mi fa partorire la soluzione! Western Union è la soluzione. Si tratta di un circuito di trasferimento di denaro fisico da un posto all’altro nel mondo e in tempo reale. Mio padre (che mi ha salvato il culo) è andato a depositare 50 euro su circuito Western Union e mi ha comunicato un codice con cui io avrei potuto quindi ritirare lo stesso importo nella moneta locale. Così appena appurata la soluzione accosto in autostrada (se così possiamo definirla) e cerco su Google Maps un centro Western Union, è a 15 minuti di strada! Fantastico! mi fiondo lì per capire se è aperto e se hanno anche gli Euro. Intanto sulla strada trovo anche un bancomat, provo a prelevare anche lì e l’errore viene confermato (anche se il bancomat parla di un limite giornaliero che però nel mio caso è mensile).

Arrivo in un paesino molto rovinato, si chiama Radomsko, parcheggio la moto, mi sento abbastanza osservato… raggiungo il posto, mi sembra come una banca, entro e dico “Hello“. La prima cosa che mi viene detta dalla cassiera è “No English“. Vi giuro, non spiccicavano mezza parola in inglese. Allora dico la mia seconda parola “Western Union“. Mi rispondono in modo incomprensibile ma dai gesti ho capito che non era la banca corretta e che dovevo andare al civico accanto. Saluto e ringrazio, ma avrei potuto anche dire “Fuck off” che non avrebbero capito comunque.

Entro in quest’altro luogo, sembrerebbe un ufficio tipo una banca ma senza clienti. Solo tre scrivanie con tre commesse che prima che io entrassi stavano probabilmente spettegolando. Anche qui stessa scena: “Hello“, questa volta col sorriso “Sorry no english“, ed io “Western Union” seguono frasi incomprensibili ma dai gesti penso che mi stia chiedendo se devo inviare o ricevere, io dico “Receive” facendo il gesto universale del ricevere qualcosa. Mi indica di andare alla prima scrivania. Quindi sono tre scrivanie, una per ricevere, l’altra sarà per inviare e l’altra per spendere i soldi ricevuti? boh. La scena è davvero imbarazzante, sembriamo due sordomuti. Io faccio vedere la ricevuta del versamento su una foto di whatsapp alla commessa e lei apre Google Translate e le domande me le fa tramite traduttore. Mi chiede il mio indirizzo, generalità e valuta. Mi dicono di non avere gli Euro per cui Zloty, con 50 euro me ne consegnano 220. Che sollievo!

Con questi soldi potrò fare due pieni benzina e mangiare, ma sicuramente mi resteranno altri soldi che ricambierò al confine. Questa operazione mi è costata 1 ora di pausa, tempo in cui non ho neanche mangiato. Riparto e al primo benzinaio mi prendo un hotdog con 4,99 Zloty (1,14 euro). Pago con 200 Zloty la benzina e l’Hotdog, il benzinaio li controlla sotto la macchinetta delle banconote, 200 Zloty sono parecchi per loro.

Arrivo a Rybnic alle 15:30, incontro Ganios che arriva sulla sua luccicante Fazer bianca e con tuta completa la moto. E’ felicissimo di incontrarmi, ma anche lui come gli altri faticano a parlare inglese, ci aiutiamo col traduttore. Mi offre una coca e poi insiste per accompagnarmi al confine con la Repubblica Ceca, forse vuole assicurarsi che non metta più piede in Polonia 😀 Mi fa vedere come cambiare gli Zloty rimasti e facciamo un selfie insieme. Faccio l’ultimo rabbocco di benzina prima di cambiare i soldi in euro, cerco di arrivare al limite massimo del serbatoio perché in Repubblica Ceca hanno le corone e non voglio cambiarle apposta per fare benzina visto che non posso usare il bancomat. Dovrò quindi cercare di arrivare al pelo fino in Austria (230km). Inoltre mi informano che non serve più la vignetta per la Repubblica Ceca, anche qui hanno reso gratuita la rete autostradale per le moto, intanto però mi porto avanti e acquisto già quella che mi servirà in Austria, così non perdo tempo dopo (6 euro per 10 giorni).

Appena entro in Repubblica Ceca noto due cose: la puzza demmerda e una patina nel cielo, tipo foschia oppure inquinamento. Dopo pochissimi chilometri vedo delle grosse ciminiere ad Ostrava, tipo quelle delle centrali nucleari. L’aria è parecchio irrespirabile e in moto si sente sempre qualsiasi tipo di odore. Nel momento in cui costato queste due cose inizia a piovere! Fortuna che c’è un benzinaio… altra sosta per 30 minuti. Conosco due italiani che hanno fatto il mio stesso viaggio, Pugliesi anche loro!

In autostrada si tengono ritmi abbastanza spediti, i cartelli indicano 110 ma vanno tutti a 140. Io li seguo e cerco di recuperare qualche minuto, le strade sono perfette e si può andare in completa sicurezza. La mia meta di oggi è Vienna perché qui incontrerò il mio amico Alessandro e consorte che mi ha anche offerto un divano per la notte e non solo (cibo e soldi per il viaggio, gli farò subito un bonifico domattina, così ho risolto anche con il prelievo degli euro necessari per tornare a casa).

Usciamo a Vienna in occasione del Festival del Cinema 2019 dove un enorme streetfood colora il centro storico di profumi di ogni nazionalità, io mi butto sull’indiano. Sono davvero stanco, facciamo un giretto e torniamo a casa, domani non posso svegliarmi tardi perché loro lavorano e devo uscire necessariamente in tempo. Domani si torna a Milano, oppure no…

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DAY 16 – Provo ad entrare in Russia, senza passaporto

588km (Siauliai, Lituania – Varsavia, Polonia) Sono ancora vivo. Nessun membro della famiglia della guesthouse mi ha strangolato nella notte. La prima gioia della mattina la scopro aprendo il pomello…

588km (Siauliai, Lituania – Varsavia, Polonia)

Sono ancora vivo. Nessun membro della famiglia della guesthouse mi ha strangolato nella notte. La prima gioia della mattina la scopro aprendo il pomello della doccia, mah forse ci mette un po’ a scaldare… nulla. Non farò la doccia, puzzerò.

Tiro fuori la moto dal cancellone della casa/chiesa e carico tutte le borse. Come da indicazioni del simil chierichetto lascio le chiavi sul tavolo e vado via chiudendomi la porta alle mie spalle. È lunedì mattina, giorno lavorativo ed esco nell’ora di punta, le 8. Mi sento come se lavorassi in Lituania, esco di casa in moto come faccio a Milano ma sono a 2000 km di distanza e il mio lavoro di oggi sarà quello di arrivare a Varsavia tutto intero.

Lascio la Lituania per entrare in Polonia ma prima noto sulla mappa un pezzettino di Russia che sbuca sulla sinistra, praticamente vi è un pezzo di Russia tra la Lituania e la Polonia. Sarebbe fico fare una foto sotto il cartello Russo, è solo a 15 km il confine, voglio andare a vedere se mi fanno fare questa foto, prendo quindi la deviazione.

Mentre mi avvicino sono sempre più convinto che non è una cosa buona quella che sto facendo… senza passaporto poi… ma poi penso “cosa può succedere? mal che vada mi fanno tornare indietro”.

Supero l’ultimo paesino Lituano e poi il nulla per qualche km, foresta e strada completamente deserta, inizia addirittura a fare più freddo. Vedo l’orizzonte una piccola costruzione e una sbarra chiusa. Mi avvicino, ho davanti a me la sbarra chiusa e una enorme telecamera che mi osserva. Dopo 10 secondi la sbarra si alza e mi dà accesso ad un grande parcheggio dove in fondo si trova la dogana. Arrivo li e non c’è nessuno. Aspetto e dopo poco sbuca un militare armato dall’aspetto molto russo. Mi chiede cosa voglio, gli dico che vorrei fare una foto con il cartello che è li a 50 metri, “just for fun”….mi chiede il passaporto, ahia… gli do’ il documento d’identità, mi chiede la visa e non ce l’ho. Mi dice “you cannot enter here, please go out”. Avevo la pelle d’oca, ho insistito… gli dico che è solo per fare una foto e mettere la bandierina simbolica anche sulla Russia. Allora mi chiede dove sto andando, e gli dico “Poland”, e lui mi dice “This is not Poland, go back”. Mi convince, vado via e mentre faccio retro con i piedi lui sorride e mi dice “bye bye”! Fantastico, questa scena non la dimenticherò mai. Ho comunque registrato tutto con la Gopro. Ho immortalato anche il momento in cui gli faccio vedere il mio account di instagram per fargli capire la foto che avrei voluto fare:

Torno sulla mia strada e dopo pochi chilometri entro in Polonia, entro nel caos. Market e benzinai a gogo, tir, trattori, di tutto e di più. La strada improvvisamente sembra essere stata colpita da numeri asteroidi. In tutto questo caos faccio caso che sulla mia testa ci sono telecamere di ogni tipo e i cartelli indicano che sono corsie di ViaToll (tipo il nostro telepass). Così mi fermo al primo market che vende queste specie ViaToll e il tipo mi dice che le moto non dovrebbero pagare… e poi si mette a cercare con il suo smartphone su internet. Una scena surreale. È come se il casellante in Italia quando arrivi al casello si mettesse a cercare le tariffe per la tua Fiat Multipla. Vabe’ gli credo e proseguo. Mi assicura che fino a Varsavia non devo pagare nulla. Certo che se mi avessero fatto pagare questa strada di m…. mi sarebbero girate parecchio: trattori, tir, gente che attraversa, persino le bici! Noto anche che esattamente in direzione delle uscite (tipo quando entri dal benzinaio) c’è sabbia per terra! Ma diamine è il momento più critico per la decelerazione e non pulite le strade proprio in quel punto??? Per fortuna che guardo sempre le condizioni dell’asfalto quando freno. Senza contare che non esiste la corsia di decelerazione, devi sperare di non avere nessuno dietro che ti sta in culo, frenare e svoltare a destra. Noto con piacere di aver guadagnato un’ora sulla tabella di marcia, è tornata l’ora “Italiana”, prima ero con l’ora EEST che è di una avanti rispetto alla nostra.

Dopo un po’ di chilometri la strada migliora parecchio per per trovare dei lavori in corso e tornare alla strada stretta di prima, praticamente l’autostrada per Varsavia la stanno costruendo solo ora.

Non riesco a capire quanto costi la benzina, c’è scritto 5.20, in euro non possono essere… allora cerco la moneta del posto e sono le Zloty! Non sapevo non avessero adottato l’euro. Faccio la conversione e viene 1,19 euro a litro, insomma pensavo meglio. Non ho bisogno di fare il change tanto pago sempre col bancomat con conversione immediata.

Man mano che mi avvicino a Varsavia tutto si trasforma: aumentano le corsie, la qualità dell’asfalto migliora, va via la puzza di merda di vacca, aumentano le auto e diminuiscono i trattori. Davanti a me ho la capitale e con uno skyline affascinante!
Voglio trovare un angolino per accostare e cercarmi un posto su booking ma è impossibile, ogni strada che imbocco mi porta in altre strade enormi dove non posso fermarmi. Seguo il cartello “centrum” ma anche più avanti non ci sono luoghi di sosta, ma dove le parcheggiano le auto questi?? Non esiste la sosta in prima fila, figuriamoci in seconda! Vedo una fermata del bus e salgo sul marciapiede che qui è basso. Cerco su booking un hotel, i prezzi partono da 3 euro per i dormitori, mai visti prezzi così bassi. Allora alzo il tiro e per 35 euro prendo un ottimo 3 stelle in centro. Imposto subito il navigatore senza prenotare e arrivo. Alla reception dico che ho bisogno anche di un parcheggio per la moto, non voglio lasciarla in strada in una città così grande. Mi dice che è disponibile. Perfetto! Mollo tutto e vado finalmente a farmi una doccia, il caldo di oggi, a cui non ero abituato, mi ha sfiancato. Ci sono circa 30 gradi.

Il primo obiettivo di questa sera è capire dove sono quei grattacieli che vedevo all’orizzonte dall’autostrada. Mi reco li ed è uno spettacolo. Sono grattacieli da 40 piani l’uno, ci sono tutti: Google, Samsung, Accenture, Deloitte e varie catene di hotel 5 stelle. Sono tutti vicini al grattacielo che li fa da padrone: il Palazzo delle Culture e delle Scienze, una torre storica completamente illuminata che ricorda molto lo stile dei grattacieli storici di New York.
Non avrei mai immaginato che Varsavia potesse essere così moderna. Nei dintorni vedo diversi grattacieli in cantiere, vengono su come funghi.

Rifaccio un giro e torno in hotel dove parcheggio la moto in garage, mi ha impegnato più questa città alla guida che i 500 km percorsi oggi. Ha la stessa frenesia di Milano, traffico, tram, controviali, corsie riservate. Vero che sono abbastanza abituato a districarmi ma è una città che non conosco e prestare attenzione al traffico mentre guardo quello che mi circonda e mentre tengo d’occhio Google Maps non è una cosa semplice. Mollo la moto e raggiungo un pub vicino a piedi, ho già guidato troppo oggi. Domani mi aspetta una bella tirata fino a Vienna. Ormai mancano solo 1500km a Milano, il lungo viaggio volge quasi al termine.

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DAY 15 – Nella guesthouse degli orrori, verrò ucciso nel sonno

490km (Tallin, Estonia – Siauliai, Lituania) Mi sono svegliato presto perché ho la nausea di questa puzza di moquette. Vado a farmi una doccia, è la prima notte che sudo,…

490km (Tallin, Estonia – Siauliai, Lituania)

Mi sono svegliato presto perché ho la nausea di questa puzza di moquette. Vado a farmi una doccia, è la prima notte che sudo, avrò fatto gli incubi o non sono più abituato ai 20°C. Ieri nel tentativo di mettere le birre nel frigo (nella sala comune dell’ostello) ho scoperto che quello in realtà era un’asciugatrice, così ho lavato la biancheria a mano con il sapone delle mani che c’era in bagno. Stamattina l’ho trovata asciutta ma tipo di cartone… vabe’ si ammorbidirà indossandola.
Prendo il caffè annacquato e parto. Lascio Tallin e lascio l’Estonia.

La mia camera nell’Ostello di Tallin

La strada mi porta a Riga, capitale della Lettonia (lo so che lo sapete ma lo scrivo per me così da ripassare la geografia). Inizia davvero a far caldo, mi fermo a togliere il pile che avevo sotto la giacca.

Entro dentro Riga, la prima impressione non è positiva, la periferia è molto sovietica e po’ lasciata a sé ma man mano che mi avvicino al centro è sempre più interessante. Raggiungo subito la città vecchia, patrimonio dell’Unesco, faccio un giro a piedi, parecchi turisti ma noto una cosa, che ho notato anche durante il tragitto in moto passando dalla periferia: su 5 persone 4 sono donne, vedo donne ovunque, all’attesa del bus, che attraversano la strada, che parlano a telefono, in auto al semaforo accanto a me… pazzesco! Sono tutte donne! Chissà quale sarà l’incidenza sugli sinistri automobilistici! (Sto scherzando!!!)

Monumento alla Libertà, Riga

Il centro è proprio bello ma io non sono portato per apprezzare i borghi storici, cioè si, sono bellini ma mi annoiano, cerco qualcosa che mi stupisca davvero.

Nativity Cathedral

Dopo qualche foto e una rapida passeggiata mi dirigo verso Jūrmala che attira ogni anno moltissimo turismo per via delle lunghissime spiagge. Per raggiungere Jūrmala si paga un pedaggio di 2 euro per il transito del ponte, non ho proprio capito perché, lunghissima colonna di auto per pagare il ticket che non è neanche automatico ma bisogna inserire la targa a manina, io scendo anche dalla moto perché non la ricordo. Tolgo un altro strato, fa caldissimo oppure sono io che non sono più abituato, l’app mi dice che ci sono 24°C.

Noto che i prezzi della benzina si abbassano ancora! Qui in Lettonia costa 1.29 al litro. Che poi non ho mai capito perché in tutta Europa hanno due tipi di benzina: quella di tipo 95 e quella 98…comunque la prima costa meno ed io metto quella. Anche il cibo costa la metà rispetto ai nostri standard.

Finita la passeggiata in spiaggia torno alla moto parcheggiata lontanissimo, infatti non vi è accesso della strada in spiaggia ma la divide una fascia alberate con alcune ville e la strada è molto più distante. Riparto a bomba per la Lituania dove scatto la solita foto di rito al confine.

La prima cosa che noto sono le strade dissestate. Erano 6500 km che non trovavo buche e rattoppi. Il paesaggio diventa quasi pugliese, distese di campi e qualche ulivo qua e là. I prezzi scendono ancora, qui la benzina costa 1.19! Inizio a sentire altri rombi di moto, mi superano delle supersportive salutandomi, fantastico! Finalmente uno stato in cui ci sono altri bikers! Ora ne vedo altri arrivare dalla corsia opposta, sarà mica perché la benzina costa poco? Un tizio in macchina al semaforo mi suona salutandomi e facendomi il pollice in su, avrà visto la targa. Altri ragazzini mi vedono passare e fanno segno di sgasare, li accontento. Da queste piccole cose ho capito che i Lituani sono gente semplice. Cose così  non mi sono successe in altri stati. Ieri avevo visto su internet che sulla strada che avrei percorso vi era un luogo davvero inusuale. Cosi lo segno sul mio Google Maps e lo raggiungo: si tratta della Collina delle Croci. Man mano che mi avvicino vedo proprio una collinetta con un groviglio di croci. Era proprio quello che cercavo io, qualcosa che mi stupisse, che non avevo mai visto. Parcheggio e per fortuna ci sono anche altre persone perché è un po’ macabro.

Nel 1900 c’erano soltanto 130 croci sulla collina. Durante l’epoca sovietica, per tre volte le croci della collina furono completamente abbattute con le ruspe per disposizione del regime comunista, ma ogni volta ricomparivano sempre più numerose. Oggi si contano più di 400.000 croci di ogni dimensione

Intanto apro booking, nel paese accanto (Siauliai) non ci sono hotel ma solo guesthouse cioè case di famiglie che hanno una o più stanze per gli ospiti, ne prenoto una con buone recensioni a 30 euro. Arrivo e mi sembra una chiesa, in realtà tutte le case di questo paesino assomigliano a delle chiese post moderne. Suono il campanello ed esce un ragazzino, sembra un chierichetto. Nessun sorriso sul suo volto, mi porta su e mi fa vedere la mia stanza e mi consegna le chiavi del cancello e della porta. All’interno c’è anche il capo famiglia al tavolo con tante carte che fa dei conteggi… questa cosa l’ho notata anche in Svezia, tutte le guesthouse hanno un signorotto che fa i conti, forse devono pagarsi il mutuo e fanno i conti su come sopravvivere, non so. All’interno hanno un quadro enorme dell’Ultima Cena… salgo le scale, il parquet cigola, anche la porta della mia stanza cigola. Lascio tutto e dico al chierichetto che sarei uscito a cena. Fuggo dalla guesthouse per raggiungere il centro.

Percorro delle vie desolate di Siauliai e alla mia vista solo palazzi abbandonati in stile sovietico, tutti grigi e malandati. Il centro conta 4 posti dove poter mangiare, scelgo quello all’aperto almeno ho sotto controllo la moto parcheggiata. Mi consegnano il menu in lingua Lituana, chiedo quello in inglese che mi viene consegnato in modo un po’ scocciato. Non c’è granché… prendo una pizzetta e delle patatine fritte. Ecco vi posso condividere la foto fatta al cibo perché è difficile farvi capire quanto fa schifo quello che sto mangiando.

La pizza non riesco proprio a finirla, le patatine sono buone. I prezzi sono bassissimi, la pizza mi è costata 3 euro, le patatine 2 euro e la Grimbergen rossa media 3,50. Finisco e vado a pagare, voglio tornare in stanza.

Torno su, nella guesthouse sono già tutti a dormire, sono appena le 22:30. Salgo aiutandomi con il flash dell’iPhone e sento di nuovo lo scricchiolio delle scale e poi del parquet del corridoio fino all’apertura col pomellino della mia stanza. Sono salvo, mi chiudo dentro e sistemo le mie cose.

Mi uccideranno nel sonno? Non lo so ma lo scoprirò solo domattina se sentirò Angus Young suonare alla mia sveglia.

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DAY 14 – E se servisse il passaporto?

270km+traghetto (Jyväskylä, Finlandia – Tallin, Estonia) Ho sognato la Ferragni e questo dice tutto su come io abbia dormito bene stanotte. Si parte finalmente per Helsinki! L’ostello è ancora deserto,…

270km+traghetto (Jyväskylä, Finlandia – Tallin, Estonia)

Ho sognato la Ferragni e questo dice tutto su come io abbia dormito bene stanotte. Si parte finalmente per Helsinki! L’ostello è ancora deserto, sono solo. Doccia e carico la moto. Ieri sera ho prenotato sia il traghetto con Eckerö Line (39 euro) che l’hotel a Tallin tanto arriverò alle 17:15 inutile rimettermi in viaggio a quell’ora.
Mi arriva l’email dell’avvenuta prenotazione e in una postilla leggo in rosso: “A passport is required on all international services. Some domestic services allow a Photo ID card however we strongly recommend taking yes our passport”. Ammetto che sono un po’ preoccupato perché non ho pensato di portare con me il passaporto, sono tutti paesi dell’UE che hanno aderito al Trattato di Schengen. Spero non mi facciano problemi altrimenti sarei costretto a tornare indietro e scendere dalla Svezia! Inaccettabile! Vabbè ci penserò dopo. Parto per Helsinki, voglio scoprire subito quale sarà il mio destino.

Ogni giorno cambio luogo e relativo alloggio, ogni volta riguardo mille volte se ho lasciato qualcosa in giro e mi chiedo sempre: se dovessi dimenticare qualcosa come potrei fare? Sarebbe un vero problema! Controllo sempre le prese elettriche in quanto ogni volta che arrivo in un nuovo alloggio metto sempre a caricare: power bank, interfono del casco, iPhone e Gopro. È un rito che si ripete ogni giorno ed ogni volta devo ri-staccare tutto e rimettere tutti i caricatori insieme.

Il cielo è ancora nuvoloso anche se le previsioni davano sole, pazienza, per sicurezza metto solo la parte sopra dell’antipioggia. Percorro i 250 km che mi separano da Helsinki e nel tragitto piove solo un paio di volte. A pochi chilometri dalla capitale inizio a scorgere il sole, che bello, inizio a riscaldarmi e tolgo il primo strato, l’antipioggia. Proseguo verso il porto, voglio assolutamente capire se il documento è sufficiente, non sono tranquillo. Di primo impatto Helsinki mi sembra avere già una impronta più Sovietica, molti palazzi ricordano già la Russia, sia quelli storici che dai “casermoni”. Arrivo al porto, a 5 km dal centro. Al desk consegno il documento e vedo le ragazze che si consultano, sono sulle spine. Mi ridanno il documento e mi dicono “this document is ok”! Aaah che bello, posso andare a pranzo tranquillo anche se lo sarò ancora di più quando sarò fisicamente sul traghetto.

Palazzo del Senato

Mangio un hamburger e vado a visitare il Palazzo del Senato e la Cattedrale di Uspenki, unica chiesa Ortodossa di Helsinki è la più grande della Finlandia e del Nord Europa.

Cattedrale di Uspenki

Dopo queste due visite spot devo tornare al porto, anche se vicinissimo, col traffico ci metto 20 minuti. Qui le moto non usano superare le auto ferme al semaforo per partire per primi, sono l’unico a farlo, ma dico io perché mettersi in coda se si hanno due ruote e non si è di intralcio? Avrò dato il cattivo esempio a tutti e tra un po’ inizieranno a farlo anche loro.

Trovo subito il mio traghetto, nessuna coda, mi fanno entrare immediatamente nel vano garage. Anche in Finlandia non ci sono addetti per legare la moto con le cinghie per cui lo faccio da solo, ormai ho imparato. Tra poco più di due ore sarò in Estonia per la mia prima volta e di questo lungo viaggio sarà l’ottava nazione che attraverso. Potenzialmente potrei impostare già Milano su Google Maps, da ora nessun altro traghetto mi separa dalla mia città.

Finalmente il traghetto tocca terra, scendo a preparare la moto, sono il primo ad uscire. Mi dirigo subito verso l’ostello, a prima impressione l’Estonia mi sembra assomigliare moltissimo alla Russia, si sente proprio che sono in terra sovietica. Eppure in tutte le nazioni che ho attraversato mi sembra che tutte abbiamo usato gli stessi fornitori: stessi semafori, stessi cartelli segnaletici, stessi cestini, asfalti perfetti, strisce pedonali con due dita di pittura. Perché questi fornitori non sono stati suggeriti anche al nostro paese? L’italia sembra il meno Europeo in assoluto, forse è proprio quello che lo distingue.

Arrivo in ostello, davvero molto spartano, mollo tutto e faccio un giro nella old town di Tallin, oggi patrimonio dell’Unesco. Molto carino!
La Cattedrale è molto stile San Pietroburgo.

Viette intersecate con palazzi e locali molto originali. La fame chiama e finisco in una steakhouse dove intanto guardo il tragitto per domani, ormai mancano solo 2500 km a Milano.

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DAY 13 – Non posso arrivare a Helsinki così!

341km (Oulu, Finlandia – Jyväskylä, Finlandia) Anche oggi non riesco a svegliarmi in tempo, ho troppo sonno e tra una cosa e l’altra scendo a fare colazione alle 9 (orario…

341km (Oulu, Finlandia – Jyväskylä, Finlandia)

Anche oggi non riesco a svegliarmi in tempo, ho troppo sonno e tra una cosa e l’altra scendo a fare colazione alle 9 (orario Finlandese, +1 rispetto all’Italia). Guardo fuori e già piove! E che cavolo! dicevano che avrebbe piovuto nel pomeriggio! Se l’avessi saputo, ieri avrei approfittato del sole per spingermi oltre e fare più chilometri. Ora mi ritrovo a 580 km da Helsinki da affrontare tutti sotto la pioggia con la mia tenuta che non si è rivelata affidabile e scriverò alle relative case di produzione per comunicarglielo. La giacca è della RoadLine e i pantaloni della Tucano. Entrambe le marche neanche proprio economiche. Carico la moto, solita trafila, mi vesto da power ranger e parto per Helsinki (che ormai a tutti noi ricorda il personaggio de La Casa di Carta).

Avendo superato il Circolo Polare ieri, oltre ad essere aumentati gli esseri umani, sono aumentati anche gli autovelox e sono anche bastardi perché si trovano sempre subito dopo un rallentamento da 100 ad 80. Robe da matti. Non solo devo stare attento alla pioggia, al vento, alle renne, pure al contachilometri per non prendere multe (che da quanto ho capito ora arrivano anche in Italia e vanno pagate per forza). Mannaggia a me che ieri ho pulito la targa … potevo lasciarla sporca.

Dopo solo circa 100km inizio a sentire freddo, mi sento umido, la tenuta non regge alla pioggia battente. Mi fermo in un bar/benzinaio per rifornimento e per fare un check del mio vestiario e come pensavo ero bagnato. Fortuna che, avendo messo diversi strati, si sono bagnati solo quelli superficiali (gilet e giacca, leggermente il pile) e non ha intaccato anche la maglia termica. Quando ho tolto il gilet tutte le parti laterali in direzioni delle cucitore dell’antipioggia erano bagnate.

Mi fermo per una buona oretta a bere il solito caffè annacquato da 2 euro e mi scaldo un po’. Nel frattempo scruto la gente nel bar, non mi sembra felice, nessuno qui mi sembra felice come noi Italiani, non vedo i sorrisi, non sento le risate, non vedo il barista scherzare a crepapelle con i tizi al bancone, non vedo nessuno darsi pacche sulla spalla. Boh sembrano tipo posseduti, un po’ robotici anche. Sembrano non avere emozioni. Ho osservato abbastanza, ora posso continuare il viaggio. Ho deciso che non arriverò ad Helsinki sono troppo umidiccio per arrivarci così senza contare che tra poco dovrebbe anche riprendere a piovere. Guardo la mappa e scendo ad un compromesso, ancora 200 km poi mi fermo: Jyväskylä! Andata! Prenoto un ostello e parto.

Sulla strada noto diversi paesi con nomi abbastanza buffi: Porkkala, Kokkola, Mamme, ma decido di fermarmi a mangiare a Putaanportti, chiaramente la pizzeria si chiama Putaan Pizzeria, fa troppo ridere.

Il menu è completamente in Finlandese, non si capisce neanche una parola se non “pizza” e tra la lista vedo che una delle pizze l’hanno chiamata “Berlusconi” (tra gli ingredienti sembra avere l’Ananas). Tutte le altre non le ho capite. Quindi dico al pizzaiolo “I want a simple pizza with cheese and tomato”, mi guarda davvero male, mi chiede se voglio anche della carne sulla pizza e insisto di no. Finalmente la mia margherita viene sfornata! Davvero buona, sarà che ho sempre fame e qualsiasi cosa mangio mi sembra buona. Mi rivesto e vado.

L’ostello che ho prenotato è completamente automatico. Praticamente mi è stato mandato via SMS un codice per l’apertura della porta principale e il numero della mia stanza. Entrando vedo una grossa mappa del mondo dipinta sul muro e una scritta “Where do you come from?” accanto c’è un contenitore con gli spillini (si dice ancora punes?) la metto su Milano, poi dopo aver pubblicato le storia su instagram mi dicono che dovrei metterlo anche su Gravina (la mia città di origine) e va bene la metto anche su Gravina in Puglia.

Cerco la mia stanza, la numero 4, la apro con il codice, spettacolare, c’è tutto. E pensare che questo ostello così moderno e anche senza esseri umani (né clienti né receptionist) l’ho pagato solo 45€. Praticamente è tutto mio, potrei tenere la porta della stanza aperta. Stendo tutti i vestiti, devono asciugarsi in tempo per domani ma non mi preoccupo, domani danno sole e dovrebbe esserci anche per i prossimi giorni. Non vorrei dirlo ma forse, e dico forse, potrei archiviare l’antipioggia nella borsa Givi. Ecco l’ho detto.

Birre in frigo e tra poco preparo la mia cena a base di pasta e tonno. Domani assolutamente sveglia presto, l’Estonia mi attende.

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