341km (Oulu, Finlandia – Jyväskylä, Finlandia)
Anche oggi non riesco a svegliarmi in tempo, ho troppo sonno e tra una cosa e l’altra scendo a fare colazione alle 9 (orario Finlandese, +1 rispetto all’Italia). Guardo fuori e già piove! E che cavolo! dicevano che avrebbe piovuto nel pomeriggio! Se l’avessi saputo, ieri avrei approfittato del sole per spingermi oltre e fare più chilometri. Ora mi ritrovo a 580 km da Helsinki da affrontare tutti sotto la pioggia con la mia tenuta che non si è rivelata affidabile e scriverò alle relative case di produzione per comunicarglielo. La giacca è della RoadLine e i pantaloni della Tucano. Entrambe le marche neanche proprio economiche. Carico la moto, solita trafila, mi vesto da power ranger e parto per Helsinki (che ormai a tutti noi ricorda il personaggio de La Casa di Carta).
Avendo superato il Circolo Polare ieri, oltre ad essere aumentati gli esseri umani, sono aumentati anche gli autovelox e sono anche bastardi perché si trovano sempre subito dopo un rallentamento da 100 ad 80. Robe da matti. Non solo devo stare attento alla pioggia, al vento, alle renne, pure al contachilometri per non prendere multe (che da quanto ho capito ora arrivano anche in Italia e vanno pagate per forza). Mannaggia a me che ieri ho pulito la targa … potevo lasciarla sporca.
Dopo solo circa 100km inizio a sentire freddo, mi sento umido, la tenuta non regge alla pioggia battente. Mi fermo in un bar/benzinaio per rifornimento e per fare un check del mio vestiario e come pensavo ero bagnato. Fortuna che, avendo messo diversi strati, si sono bagnati solo quelli superficiali (gilet e giacca, leggermente il pile) e non ha intaccato anche la maglia termica. Quando ho tolto il gilet tutte le parti laterali in direzioni delle cucitore dell’antipioggia erano bagnate.
Mi fermo per una buona oretta a bere il solito caffè annacquato da 2 euro e mi scaldo un po’. Nel frattempo scruto la gente nel bar, non mi sembra felice, nessuno qui mi sembra felice come noi Italiani, non vedo i sorrisi, non sento le risate, non vedo il barista scherzare a crepapelle con i tizi al bancone, non vedo nessuno darsi pacche sulla spalla. Boh sembrano tipo posseduti, un po’ robotici anche. Sembrano non avere emozioni. Ho osservato abbastanza, ora posso continuare il viaggio. Ho deciso che non arriverò ad Helsinki sono troppo umidiccio per arrivarci così senza contare che tra poco dovrebbe anche riprendere a piovere. Guardo la mappa e scendo ad un compromesso, ancora 200 km poi mi fermo: Jyväskylä! Andata! Prenoto un ostello e parto.
Sulla strada noto diversi paesi con nomi abbastanza buffi: Porkkala, Kokkola, Mamme, ma decido di fermarmi a mangiare a Putaanportti, chiaramente la pizzeria si chiama Putaan Pizzeria, fa troppo ridere.
Il menu è completamente in Finlandese, non si capisce neanche una parola se non “pizza” e tra la lista vedo che una delle pizze l’hanno chiamata “Berlusconi” (tra gli ingredienti sembra avere l’Ananas). Tutte le altre non le ho capite. Quindi dico al pizzaiolo “I want a simple pizza with cheese and tomato”, mi guarda davvero male, mi chiede se voglio anche della carne sulla pizza e insisto di no. Finalmente la mia margherita viene sfornata! Davvero buona, sarà che ho sempre fame e qualsiasi cosa mangio mi sembra buona. Mi rivesto e vado.
L’ostello che ho prenotato è completamente automatico. Praticamente mi è stato mandato via SMS un codice per l’apertura della porta principale e il numero della mia stanza. Entrando vedo una grossa mappa del mondo dipinta sul muro e una scritta “Where do you come from?” accanto c’è un contenitore con gli spillini (si dice ancora punes?) la metto su Milano, poi dopo aver pubblicato le storia su instagram mi dicono che dovrei metterlo anche su Gravina (la mia città di origine) e va bene la metto anche su Gravina in Puglia.
Cerco la mia stanza, la numero 4, la apro con il codice, spettacolare, c’è tutto. E pensare che questo ostello così moderno e anche senza esseri umani (né clienti né receptionist) l’ho pagato solo 45€. Praticamente è tutto mio, potrei tenere la porta della stanza aperta. Stendo tutti i vestiti, devono asciugarsi in tempo per domani ma non mi preoccupo, domani danno sole e dovrebbe esserci anche per i prossimi giorni. Non vorrei dirlo ma forse, e dico forse, potrei archiviare l’antipioggia nella borsa Givi. Ecco l’ho detto.
Birre in frigo e tra poco preparo la mia cena a base di pasta e tonno. Domani assolutamente sveglia presto, l’Estonia mi attende.