370km (Milano –  Foresta Nera, Germania)

Ieri non ho dormito e mi sono svegliato alle 5 del mattino pensando a Capo Nord, come un chiodo fisso. E’ domenica 11 agosto 2019, il giorno prefissato per la partenza, la sveglia suona alle le 6,30. Doccia al volo e vado giù in garage dove finisco per perdere 1 ora per fare il tetris dei bagagli. Perché dovete sapere che anche se nei preparativi ho citato il bauletto, la scelta di montarlo è arrivata solo al mattino della partenza in quanto mi sono reso conto che solo la borsa Givi era abbastanza al limite… Così mi sono attrezzato per rimontare le staffe Givi e il relativo bauletto. Sposto tutta la roba “vestiaria” e il pc portatile al sicuro nel bauletto. Tutto il resto finisce nella borsa Givi sulla sella del passeggero. Qui ci metto tutta l’attrezzatura moto, antipioggia e cibarie. Incontro la mia vicina di casa che mi ribadisce quanto sia io sia pazzo a fare un viaggio del genere da solo, le sorrido e le dico che mi sento di farlo. Ci salutiamo, io monto in sella e parto. Fa già un gran caldo e penso a Capo Nord anche perché sento proprio il bisogno di andarmene al freddo. Amo il freddo. Col freddo basta coprirsi (che in moto è cosa buona e giusta), mentre al caldo non c’è soluzione, almeno non a Milano e non in moto. Penso che un viaggio così importante vada fatto partire da Piazza Duomo per salutare Milano come si vede.

Così arrivo in Piazza, parcheggio davanti ai nuovi new jersey di sicurezza e chiedo a due ragazzi di filmarmi mentre annuncio il mio viaggio, i passanti incuriositi si fermano e poi mi salutano facendomi un in bocca al lupo. Vado nel bar all’angolo dove è già giunta la notizia della mia partenza per Capo Nord, bevo il mio caffè e mi salutano tutti.

Imbocco la A8 e poi la A9 verso la Como, mi fermo a prendere la vignetta da 42 euro per entrare in autostrada Svizzera. C’è già un sacco di traffico. La Svizzera è davvero rognosa, un sacco di telecamere, vai a capire quali sono gli autovelox e quali no e poi non ho mai capito perché nelle loro autostrade hanno i semafori, generano solo un sacco di traffico in più, code infinite per un semaforo rosso. Inizia a piovere ma continuo ad andare, non ho voglia di fermarmi perché sento che da lì a breve smette. Non smette. Mi fermo e mi imbacucco tutto senza accorgermi che da lì a poche centinaia di metri inizia il traforo del San Bernardo, lungo 16 km e soprattutto caldissimo – per molti anni ha avuto il primato per essere la galleria stradale più lunga al mondo. Non ho mai capito perché i tunnel in Svizzera hanno temperature fuori dal normale, essendo nella roccia non dovrebbero essere gelidi? Stringo i denti e supero questo tratto, non posso fermarmi nel tunnel per togliermi l’antipioggia.

Proseguo in direzione Zurigo per poi uscire dalla Svizzera per entrare in Germania dalla Foresta Nera, conosco già questa strada perché l’ho percorsa nel mio viaggio in Olanda del 2015, peccato però che questa volta la Foresta Nera, lungo la E500, piova e che non posso percorrerla in modo “sportivo”.

Sono stanco e cerco un posto dove dormire: Booking mi porta a Faulenfürst in una grande casa tutta in legno, molto caratteristica, diversamente dal proprietario cinese che è fuori dalla porta che fuma. Gli chiedo se ha una stanza e mi dice che però la cucina è chiusa, gli chiedo dove trovo un posto per mangiare e mi dice che non ci sono posti qui… poi ci pensa e farfuglia che dovrebbe avere una pizza che mi può scaldare. Avevo fame e mi sono fatto andare bene la pizza, aveva anche una birra quindi ho accettato di rimanere lì. Mi riposo, il primo faticoso giorno è andato e devo riposarmi per l’attraversata tedesca.